la nuova beneficiaria

Per fortuna mia figlia ha trovato uno di questi in un ovetto di origini cuneesi, ed è stato un grande momento. Le ho pure insegnato la canzone.

Per uno come me che si sveglia lavora mangia ca*a (non sapevo se scriverlo con c o g) con qualche radio accesa è stata una settimana durissima. Sono usciti insieme il codice da vinci e la legge antifumo provinciale, e si è aperta la fiera campionaria delle cazzate, bla bla e doppio bla. Prima i pastori preoccupati perché hollywood - un posto notoriamente pieno di giudomassoni, there's a method - gli svia il gregge ignorante: prima il vangelo di Giuda, adesso danbraun; e chi doveva istruirlo il gregge, mio nonno? Poi tutti i cristianucci della domenica che si sentono offesi a prescindere e vorrebbero essere trattati con gli stessi guanti con cui si trattano gli integralisti islamici, contenti loro, ognuno ha le sue ambizioni.
Dall'altra parte un mucchio assortito di tuttologi, speaker di FM insospettabili di attività cerebrale, e i soliti inventacause alla ricerca del quarto d'ora di fama, tutti impegnati a sentenziare su una delle poche norme di civiltà, o di senso comune, uscita dalle ubertose menti dei ns. legislatori negli ultimi tempi. Per contestare il divieto di fumo nei locali pubblici sono venute fuori le Libertà Costituzionali e la Difesa delle Minoranze Discriminate. Quale sia la differenza concettuale fra un autobus o un cinema, dove nessuno fuma più da anni, e un ufficio o un bar, non è dato sapere. Pare che essere fumatore sia una qualità ontologica. Sul cartello c'è scritto qui non si fuma, e loro non entrano, tipo cane al negozio di alimentari.

Hai visto il ristorante "Le Coq qui Baise", la "Clinica Svizzera", le bambine che si chiamano Marie-France? Oggi ho sentito la pubblicità di un servizio di assistenza a domicilio per anziani. Pubblicità fatta su una radio che si suppone chic, con il tono acchiappa-ricchi, e ci credo, non deve essere robetta economica. Si chiama "Badante".

Io sono praticamente Lupo de Lupis, un tipo tanto buonino. Tollerante, curioso, se ho delle manie me le tengo per me, ascolto, osservo, sorrido, chiedo spiegazioni, penso di aver sempre da imparare da grandi e piccini... un sole. Sicché questa gente che è venuta a casa mia l'altro giorno a spiattellarmi la sua Adamantina Visione del Mondo fra risatine isteriche, risentimenti ingiustificati e maleducazione semplice, e al primo timido tentativo di dire qualcosa di razionale mi ha detto "hihihi! naif!" e ha continuato per altri 90' col monologo, e fino a qualche mese fa sembravano persone civili, bè sono liberissimi di bersi il cervello ma tutti i limiti hanno la loro pazienza, e io con questi qua parenti affini e condomini _non ci parlo più_! come all'asilo. Il bello è che le stesse cose con lo stesso stile me le dicono altri con la semplice premessa "io sono un nazi" e io mi tranquillizzo e la prendo bene. Almeno sono nazisti educati.

Quanto tempo è passato, no? E stiamo ancora qui, ma le cose nel frattempo hanno continuato a fracicarsi. Cerco di mettere insieme le tre quattro cose che ho capito - con lodevole sforzo.
Uno, il governo precedente dell'Uruguay deve aver firmato un paio di contratti poco equilibrati, di quelli in cui l'impresa porta due panini e lo stato mette il cestino di vimini, la macchina, il plaid, il prato, il sole, le ragazze, la fanta, l'insalata di riso, il termos del caffè e garantisce che non ci saranno formiche. Libertà di manovra per il governo attuale (contrario all'epoca della firmetta), pochina.
Due, le regole che non esistono all'interno, o non vengono rispettate, diventano fondamentali quando c'è di mezzo un agente estero. E' la sindrome del macdo'. Un caso di uremia emolitica in un mac pesa più di 30 casi sparsi, e i controlli alimentari rimangono gli stessi. Ovviamente le dimensioni delle fabbriche future non sono comparabili con quelle delle analoghe nazionali, ma non si vedeva molta agitazione per gli impatti.
Tre, ho qualche dubbio che l'interesse dalla parte nostra sia realmente quello di risolvere il problema. Dopo qualche riunione bilaterale di esperti finita in stallo, da settimane lo sforzo maggiore è quello di organizzare un summit fra i due presidenti (vedi quattro). Siccome le condizioni poste da uno e dall'altro non sono mai soddisfatte completamente (esempio, rimozione dei blocchi stradali di qua, 90 giorni di blocco dei cantieri di là mentre si fa la VIA), il summit viene annunciato e rimandato due tre volte in modo abbastanza imbarazzante. Uno cattivo penserebbe che serviva solo per la foto e per le dichiarazioni trionfali.
Quattro, il mio ideale noioso di politica è che un problema tecnico ed eventualmente diplomatico lo debbano risolvere i tecnici e se serve i diplomatici, _non_ i presidenti della repubblica. Anche perché se poi le cose non vanno a buon fine (perché le imprese non collaborano, gli ambientalisti non mollano, le notizie (...di che fonte?) sull'isolamento internazionale dell'Uruguay escono un giorno e devono essere smentite amaramente il giorno dopo, il Mercosur si defila, e la Finlandia che si è cercato goffamente di mettere in mezzo ci sbatte la porta in faccia) o ci si ritira in silenzio o si deve alzare sempre di più la voce. C'è un brillante commentatore di una radio locale che spiegava che i prossimi inevitabili passi potrebbero essere la rottura delle relazioni diplomatiche, un lodo internazionale, e se poi va male, la guerra (sic). Io credo fermamente che questo qua cià i cereali con la segale cornuta dentro al latte. Il prossimo passo intanto è una riunione di affermazione nazionale del presidente con assortimento di governatori e amministratori locali vari a Gualeguaychù, sul fiume, di fronte alle fabbriche in costruzione. Qualcuno dice che è una strategia d'uscita, fare la voce grossa sul confine e poi ritirarsi e non parlarne più mentre il reclamo si stagiona alla corte dell'Aja. Uhm, mumble mumble.