This is not America, II
Ieri la Ju mi ha portato a vedere Cars, l'ultima pixarata. Romanzo di formazione di un'automobilina (maschio) nascar, che capisce di non aver capito una mazza delle cose che contano nella vita, che sono, sì, le cose semplici, come diceva Joe Cocker - con l'aiuto di un gruppo di paesani demodé e di una porsche sexy. Allora, uno stava dentro a un multisala di una catena americana, con un bidone di popcorn in grembo, a guardare un film densamente americano - tanto che i primi venti minuti erano irritanti - mentre nell'altra bolla di sapone altri si preoccupavano dell'arrivo o no di Castro. Ciò è molto gratificante per la mia concezione di biodiversità. Quanto al film in sé, bè, ci sono un paio di limiti. Uno è quello già detto dei riferimenti troppo specifici. Vabbè che devi descrivere il villaggio, ma non puoi rompere le balle al pianeta con la parodia delle corse e della propaganda delle corse e della copertura televisiva delle corse tue regionali. Non è così che Mary Poppins è diventata un classico. L'altro è quello dei personaggi-automobili (camion, vans e affini), che insomma, è un po' difficile entrarci in empatia per quante caratteristiche umane puoi dargli. E diciamo pure che il contributo della metalmeccanica alla complessità dei personaggi è scarsetto. Poi insomma sti due flirtano per tutto il film e poi? sentirai fluire l'antigelo paraflù? Cose che invece valevano la pena: le "riprese" in velocità, gli sfondi dei paesaggi, il disegno retro del paese abbandonato, i trattori-mandria e il grande Luigi il 500 gommista.
Escrito por marigold a las 21.07.06 04:23