La negazione dell'entropia
Dopo una decina di sabati in cui veniva fuori qualcosa all'ultimo minuto, sono finalmente riuscito ad andare a giocare a calciotto con un gruppo di under-45. Commovente ostinazione. Il campetto è quello di una scuola pubblica, si entra da un buco nella rete e si paga a un tizio che chiude un occhio, dà una bagnata alla terra e ci presta un pallone che bucheremo ancora prima di iniziare. Quelli della mia fascia d'età arrivano puntualissimi, chiaccherano un po' di figli, fanno le solite sei sette battute sull'abbacchio, poi iniziano a cambiarsi. Tutto un fiorire di roba tecnica, scarpini, calzettoni, fasce per le caviglie, le ginocchia, i polpacci, pure qualche parastinco, occhiali da sport, magliette esotiche, fratini arancio e blu con-i-numeri! Io guardo i miei scarp del tenis e non esco da dietro l'albero. Poi quello accanto a me tira fuori il barattoletto della crema canforata, in un'estasi mistica appare Michele Plastino e ci benedice (lo conosco solo io, ma è uguale). Gli under-30 arrivano dopo un'ora che giochiamo - loro hanno altro da fare - e inizia il massacro. Se resistiamo degnamente è perché qualcuno di noi è prof di ginnastica, e perché gli stronzetti vogliono entrare in porta con la palla e sprecano argentinamente. Questa settimana mi ricompro gli scarpini, magari mi schiodo dal palo destro. Più che scarpini, gli stivaletti di Paperinik.
Escrito por marigold a las 31.05.05 15:01