22.05.05

Le perle ai conigli

Siamo andati (ho pure insistito, la Sposa per poco mi mena) a La Per*a a vedere la mostra annuale "cortile e vivaio". C'era pure un sacco di gente! Quello che non c'era erano cose da vedere. Solite galline da collezione, canarini, etc. L'anno scorso c'erano un paio di bei stand di vivai, ma soprattutto in pieno furore cunicolo c'erano almeno un paio di gazebi pieni di fabbricanti e venditori di gabbie, mangimi, supplementi, accessori e un sacco di coppie di riproduttori. Quest'anno, buio: il coniglio non ruggisce più. Gli elaboratori che avevano incoraggiato il movimento perché c'era taaanta domanda estera e così pooca offerta si sono accorti di essere abbastanza marginali - per dire, basta che i belgi mettano ognuno una coppia in più e noi siamo fuori, e l'estate scorsa hanno iniziato a fare i preziosi, la gente si è ritrovata con svariati conigli (che mangiavano, intanto) sul groppone, la provincia è dovuta intervenire per fargliene smaltire almeno un po'. Di venderli sul mercato locale manco a parlarne, perché per i prezzi demenziali che pagavano gli esportatori (e che servivano a chiudere i numeri del circo investimento-alimento industriale) non ci sono le tasche, e la carne alternativa diventa tale quando lo sconto è sensibile o quando aumenta il bovino, e il bovino è rincarato ma non abbastanza; e poi c'è un problemino culturale, il tipo che esce dalla macelleria con i cinque-sei tagli dell'asado ti guarda il conigliolo e ti dice "e io co' quell'animaletto che ce magno?". E al mercato gourmet non gli puoi vendere la roba a vagonate, sennò si chiamava il mercato gourmand. D'altra parte questi sono gli effetti di fare le cose al contrario di come dice il Ferrante (cito):
(...) l’export si costruisce solo se si ha già un forte mercato locale, capace di dare certezza e continuità ai consumi e, quindi, alla produzione, che ne ricava possibilità di investire e di strutturarsi in maniera più adeguata
Chiaro, no? Certezza e continuità dei consumi. C'è andato dentro pure Patrizio il giornalaio, giusto ieri mi diceva "alla fine se li semo magnati noi". Sicuro e di continuo. Ad ogni modo il viaggio proprio a vuoto non è stato:
a. leggendo il quadricromo e patinato dépliant della facu, la Sposa ha saputo di stare lavorando ad una "cultivar transgenica di aglio"; non se n'era accorta.
b. abbiamo fatto un rapido sondaggio fra i (pochi) vivai presenti: cianno tutti le stesse cose, le stesse primule, le stesse pensée, gli stessi crisantemi biaaanchi (grat), le stesse piante-di-vetro, la peperina finta (ma che peperina, era mentuccia); le piantine più sono rachitiche più costano... e la domanda è, ma le vendono?
c. allo stand della agropec. co*doba c'erano dei fiori della sais di cesena, devono averli infilati dentro lo scatolo delle lattughe. Quando avevo tre-quattro bustine in mano il venditore è venuto a dirmi "ahò, ma t'hanno detto quanto costano?..." con la faccetta di uno che si aspetta l'uppercut. Sììì, me l'avevano deetto, tranqui. Abbiamo fatto i grandi, ne abbiamo presa un'altra, un lupino ornamentale che secondo me è na ciofeca, ma sui gusti...

Invece alla domanda "a che serve l'arco? purtroppo non abbiamo trovato la risposta. Ululeremo tutta la notte.
Escrito por marigold a las 22.05.05 03:59
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