Divento Romanista
Sul Corriere di oggi, Sergio Romano risponde ad una lettera polemica sul voto degli italiani all'estero:
(...) Siamo dunque il Paese che ha all’estero il maggior numero di cittadini, reali o potenziali, che garantisce maggiormente la conservazione o il recupero della cittadinanza italiana e che mette in palio per i suoi connazionali il maggior numero di seggi. Potranno partecipare al voto nelle prossime elezioni quelli che risulteranno iscritti all’Aire (Anagrafe degli italiani residenti all’estero), creata con una legge del 1988. Non so quanti saranno, ma immagino che susciteranno le ambizioni politiche di candidati locali, desiderosi soprattutto di entrare nel Parlamento nazionale. Alcuni Paesi stranieri saranno infastiditi da queste campagne elettorali, combattute nel mezzo della loro società. Gli eletti andranno a Roma per rappresentare una comunità in cui prevale il numero di coloro che hanno con l’Italia rapporti soltanto affettivi. Gli elettori daranno un voto che avrà un’influenza sulla politica italiana, ma non pagheranno il prezzo delle loro scelte e contribuiranno indirettamente a fare leggi di cui non sopporteranno le conseguenze. Ecco, a mio avviso, alcuni inconvenienti di una legge troppo generosa.
Semplice e chiaro. Anche un pochino troppo diplomatico.
Escrito por marigold a las 02.02.05 00:25